Cosa si intende per previdenza complementare?

La previdenza complementare è un’integrazione della previdenza di base obbligatoria che ogni cittadino può scegliere di realizzare per assicurarsi un trattamento pensionistico adeguato per il futuro. L’importanza della previdenza complementare si comprende bene se si considera che il Ministero del Lavoro la considera “il secondo pilastro del sistema pensionistico”, e non semplicemente un elemento accessorio personale. 

Il sistema pensionistico, infatti, è la voce di spesa più gravosa per il bilancio statale, ma, nonostante ciò, non è sufficiente (e lo sarà sempre meno) a garantire una vita più che dignitosa a tutti dopo la fine dell’età lavorativa. Ecco perché lo Stato incentiva fortemente le forme di previdenza complementare, che consentono alle persone di mettere da parte ulteriori risorse oltre a quelle versate per la previdenza obbligatoria e di farle crescere. 

Come funziona la previdenza complementare? 

Tutte le forme di previdenza complementare prevedono che la persona titolare versi periodicamente una somma prestabilita al fondo pensione, che viene destinata a investimenti finanziari di vario tipo con l’obiettivo di accrescere il capitale, in modo che al momento della riscossione si possa ricevere più di quanto si ha versato.  

Questi investimenti hanno finalità previdenziale e non speculativa, quindi sono sempre guidati da una linea piuttosto prudente definita per legge. Non è possibile esporre il capitale versato nella previdenza integrativa al rischio di perdita, come invece è possibile per gli investimenti finanziari tradizionali. 

Al raggiungimento dell’età pensionabile, si può richiedere l’erogazione del totale delle somme di previdenza complementare accumulate oppure riceverne solo una parte e il resto mensilmente come la pensione obbligatoria. 

Non solo: si possono sbloccare in anticipo le risorse della previdenza complementare per anticipare l’età pensionabile e avere una base di sostentamento in attesa dell’arrivo della pensione obbligatoria, oppure per far fronte a spese impreviste e urgenti.

 

Tipi di previdenza complementare 

Esistono quattro principali forme di previdenza complementare: 

  • Fondo pensione chiuso 
  • Fondo pensione aperto 
  • Piano individuale pensionistico 
  • Fondo pensione preesistente 

I fondi pensione chiusi sono frutto della contrattazione fra i rappresentanti dei lavoratori e i datori di lavoro e possono essere aziendali, di settore o nazionali. Sia il dipendente sia il datore di lavoro versano una determinata somma ogni mese e si può decidere di destinare al fondo anche il TFR. Lo stesso vale per i fondi pensione preesistenti, con la differenza che questi ultimi sono nati prima della normativa sul sistema della previdenza complementare e possono quindi avere caratteristiche proprie.  

I dipendenti pubblici hanno fondi pensione chiusi dedicati, nazionali e territoriali. 

I fondi pensione aperti sono istituiti invece da banche, assicurazioni, SIM o società di gestione del risparmio e sono rivolti sia ai dipendenti sia ai liberi professionisti. Qui si può trovare un approfondimento sul funzionamento e sui vantaggi. 

I piani individuali pensionistici (PIP), infine, sono polizze di assicurazione sulla vita unite alla finalità previdenziale, anch’esse rivolte a tutti i tipi di lavoratori (e non). 

La previdenza complementare assicurativa 

Le forme di previdenza complementare principali a cui si può accedere tramite una compagnia assicurativa sono il fondo pensione e il PIP. La differenza tra i due è che il primo funziona esattamente come tutti gli altri fondi pensione, mentre il secondo offre anche una copertura assicurativa in caso di morte, invalidità o disoccupazione (le coperture possono variare a seconda del piano scelto). 

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