Risparmi e investimenti degli italiani

Il V Rapporto Assogestioni-Censis Perché gli italiani investono come investono, analizza i fattori che spiegano le attuali scelte di risparmio e investimento degli italiani.

Nel recente passato, la società italiana ha vissuto più emergenze globali come la pandemia, il riscaldamento globale, la minaccia della scarsità energetica, il ritorno dell’inflazione e delle guerre locali che rischiano di trasformarsi in conflitti mondiali.

L’inedita attenzione dei risparmiatori per i grandi eventi globali alimenta paura e ansia e, di riflesso, la convinzione che investire italiano e in Italia sia una risposta psicologica rassicurante di fronte alle nuove paure globali. Il 48,6% dei risparmiatori intervistati dal Censis, sarebbe disposto ad accettare rendimenti minori pur di investire in Italia.

Negli ultimi tempi, al 44,2% dei risparmiatori intervistati è capitato di modificare decisioni sull’utilizzo dei propri soldi a causa di notizie su eventi globali come le guerre: al 7% è capitato spesso e al 37,2% qualche volta.

Risparmio

Malgrado lo scenario internazionale incerto, il  76,7% degli italiani riesce ancora a risparmiare. L’intensità della creazione di risparmio ovviamente varia in base alle risorse disponibili:

  • il 39,3% degli italiani risparmia al massimo il 5% del proprio reddito annuo
  • il 33,2% tra il 6% e il 15%
  • il 17,2% tra il 15% e il 20%
  • il 10,3% oltre il 20%.

Il 45,7% pensando al futuro prossimo dei risparmi si dichiara incerto, il 34,3% pessimista, il 20% ottimista.

Nuove tendenze nella gestione del risparmio

Il Rapporto segnala alcune nuove tendenze che si stanno manifestando nella gestione del risparmio degli italiani.

Cala l’attrattività del cash e del mattone

Il 45,8% dei risparmiatori italiani, dovendo investire le proprie risorse oggi, opterebbe per strumenti finanziari, il 32,4% li terrebbe liquidi, il 21,8% investirebbe in immobili. Cinque anni fa, il 45% dei risparmiatori optava per la liquidità, il 29,9% per investimenti in immobili e il 25,1% per strumenti finanziari.

Ritornano i titoli di stato

Il rialzo dei tassi e la necessità per lo Stato di raccogliere risorse sui mercati finanziari ha rilanciato l’attrattività dei titoli del debito pubblico, percepiti come capaci di generare livelli di sicurezza adeguati al contesto.  Cinque anni fa, gli aspiranti acquirenti di titoli di stato erano il 16,5% e, rispetto ad allora, hanno registrato uno balzo di 24,7 punti percentuali.

La preoccupazione dei risparmiatori

Cresce l’ansia dei risparmiatori per la tenuta dei propri risparmi di fronte alle nuove sfide (la paura di subire perdite in caso di investimento coinvolge ben il 76,7% dei risparmiatori).

Prevale l’esigenza di essere affiancati nelle scelte relative all’impiego del proprio risparmio, per evitare perdite o comunque scelte infelici in un tempo percepito come molto complicato

Il 50,5% dei risparmiatori beneficia di consulenza finanziaria: il 39,6% dalla propria banca e il 10,8% da un consulente autonomo.

Investimenti

  • Il ritorno dei titoli pubblici è certificato dal +15,6% reale nel periodo 2013-2023 e dal +81% reale nel 2022-2023.
  • Le Azioni e partecipazioni nel portafoglio delle famiglie registrano +41,8% reale nel 2013-2023 e -2,1% reale nel 2022-2023.
  • Le quote di Fondi comuni nel portafoglio delle famiglie registrano in termini reali +35,9% nel 2013-2023 e -3,5% nel 2022-2023.
  • Anche le riserve assicurative hanno avuto un trend positivo nel decennio analizzato, +20%, e una erosione nel 2022-2023, -5,7% reale.

Pensando a come investire i propri risparmi, il 47,3% dei risparmiatori è sensibile alla costruzione nel tempo di sicurezza, il 34,9% a proposte di differenziazione del portafoglio investimenti, il 25,7% ai buoni rendimenti, il 20% all’eticità, il 13,4% al senso civico e il 13% ai costi impliciti della liquidità.

Tra coloro pronti ad investire in strumenti finanziari:

  • il 41,3% vorrebbe farlo in titoli di stato
  • il 37,7% in Fondi comuni di investimento
  • il 28,3% in Buoni postali di risparmio
  • il 26,8% in obbligazioni
  • il 23,9% in polizze assicurative.

Il 46,9% degli italiani dichiara che investirà di più o inizierà a investire in prodotti del risparmio gestito (il 27,4% di chi già investe nel risparmio gestito lo farà ancor di più; il 19,5% che non l’aveva fatto in passato ha intenzione di farlo nel futuro prossimo); il 14,4% è indeciso.

Il 15% dei risparmiatori che in passato ha investito nel risparmio gestito non ha più intenzione di farlo e il 23,7% non l’ha mai fatto e mai lo farà. Il fronte del rifiuto coinvolge quindi circa il 38,7% dei risparmiatori.

Risparmi e investimenti: le scelte degli italiani secondo il censis

Cosa convincerebbe i refrattari a investire nel risparmio gestito?

Il 35,6% indica la possibilità di capire meglio di cosa si tratta, il 23,8% la certezza che sono prodotti in linea con le proprie convinzioni etiche su sostenibilità ambientale, rispetto dei diritti di lavoratori, fornitori e comunità, il 22% costi più bassi per i servizi, il 19% i consigli e le spiegazioni di interlocutori di fiducia, il 18,5% prodotti più attraenti e più convincenti.

I risparmiatori si aspettano di essere aiutati dal consulente finanziario a:

  • ridurre al minimo i rischi (44,3%)
  • investire in prodotti con buoni rendimenti (38,6%)
  • individuare prodotti molto flessibili, da cui è facile e poco costoso uscire in qualsiasi momento (33,9%)
  • ottenere informazioni e conoscenze di cui di volta in volta si ha bisogno (31,6%)
  • capire gli eventi e i fattori che potrebbero avere conseguenze sugli investimenti (24,7%)
  • avere rassicurazioni sulle scelte effettuate (17,8%)
  • adottare un approccio non solo finanziario, ma anche assicurativo (15,6%).

Conclusioni

La mobilitazione del risparmio per via finanziaria è destinata a diventare sempre più importante nel lungo periodo, visto che gli attesi squilibri demografici non potranno che affievolire la capacità di creazione di ricchezza del sistema produttivo.

La consulenza finanziaria ha l’onere di riportare razionalità anche in momenti di emergenza. In un mondo sempre più segnato dall’emotività bisogna evitare che sbandate improvvise legate a eventi globali determinino un’allocazione del risparmio che, nell’immediato può sembrare salvifica, ma nel medio-lungo termine può rilevarsi disastrosa.

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