La previdenza complementare è una forma di accantonamento per la pensione che si affianca a quella della previdenza obbligatoria (ne abbiamo parlato qui). Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ne fornisce la seguente definizione: “il secondo pilastro del sistema pensionistico il cui scopo è quello di integrare la previdenza di base obbligatoria o di primo pilastro. Essa ha come obiettivo quello di concorrere ad assicurare al lavoratore, per il futuro, un livello adeguato di tutela pensionistica, insieme alle prestazioni garantite dal sistema pubblico di base”.
Di previdenza complementare si parla non solo sul sito di questo ministero, ma anche su altri portali istituzionali, come il portale dell’educazione finanziaria, perché è un tema su cui è importante che i cittadini siano informati e consapevoli: date le caratteristiche del sistema pensionistico italiano, che in futuro sarà sempre più in difficoltà, le diverse forme di previdenza complementare a disposizione hanno indubbi vantaggi per tutti i cittadini e per il sistema statale nel suo complesso.
Come funziona la previdenza complementare: un riepilogo
Sottoscrivere uno strumento di previdenza complementare significa versare periodicamente una somma che verrà investita dai gestori dello strumento sui mercati finanziari in base al profilo di rischio scelto. Con i rendimenti ottenuti, il capitale andrà a integrare la pensione di vecchiaia pubblica maturata con i contributi trattenuti dallo stipendio (o versati obbligatoriamente in caso di lavoratori autonomi). I lavoratori dipendenti possono decidere di destinare alla previdenza integrativa anche il TFR man mano che lo maturano.
Esistono diverse forme di previdenza complementare, fra cui le principali sono i fondi pensione e i piani pensionistici individuali. Entrambi possono essere sottoscritti anche con una compagnia assicurativa.
I vantaggi della previdenza complementare
Tutte le forme di previdenza complementare sono accomunate dagli stessi vantaggi fondamentali per i contribuenti:
- Integrazione della pensione pubblica per mantenere in vecchiaia il tenore di vita precedente o comunque migliorare la qualità della vita attesa;
- Possibilità di anticipare la pensione senza rimanere scoperti di reddito negli anni che mancano all’età della pensione di vecchiaia;
- Agevolazione del risparmio grazie a un meccanismo automatico prestabilito;
- Disponibilità di risparmi per urgenti spese improvvise o situazioni di difficoltà nel corso della vita (grazie al riscatto anticipato);
- Flessibilità nelle modalità di pagamento dei contributi e in quelle di erogazione delle prestazioni economiche;
- Ampia scelta di comparti di gestione degli investimenti in base al profilo di rischio;
- Reversibilità al coniuge o agli eredi (proprio come la pensione pubblica);
- Agevolazioni fiscali.
Quest’ultimo, importante vantaggio si articola in tre espressioni differenti:
- i contributi versati alla previdenza complementare sono deducibili dal reddito IRPEF fino a 5.162 euro all’anno;
- i rendimenti sono tassati con un’aliquota massima del 20% anziché del 26% come gli altri redditi di capitale;
- la pensione complementare è tassata con un’aliquota che varia tra il 15% e il 9% in base agli anni di contribuzione.
I vantaggi della pensione complementare, perciò, sono tanti e capaci di fare la differenza sulla qualità della vita di ogni cittadino. Per sfruttarli appieno, è importante iniziare ad avere una di queste forme di previdenza il prima possibile, non appena si entra nel mondo del lavoro: più a lungo si versano i contributi, infatti, maggiori possono essere i rendimenti e i benefici fiscali. Ma non solo: è importante anche scegliere il tipo di strumento previdenziale più adatto alle proprie esigenze, rivolgendosi a consulenti specializzati come i professionisti di Vitanuova.