Secondo l’indagine di Banca d’Italia su oltre 6.000 nuclei familiari, nel 2020 il reddito annuo familiare è stato superiore di circa il 3% rispetto a quello rilevato nell’indagine 2016.
Il reddito medio familiare, tra il 2016 e il 2020, è stato sospinto dal lavoro dipendente, dai trasferimenti e dagli interventi straordinari adottati nel 2020 per fronteggiare gli effetti economici della pandemia. Sono diminuiti in misura contenuta i redditi da capitale e quelli da lavoro autonomo.
La quota di individui a basso reddito è più elevata tra i nuclei il cui principale percettore di reddito è operaio o in condizione non professionale, più giovane, meno istruito, nato all’estero, e per le famiglie residenti nel Mezzogiorno.
La quota di famiglie indebitate è tornata ad aumentare, interrompendo la flessione iniziata dopo il 2008. Tra questi nuclei è tuttavia diminuito di 4 punti percentuali rispetto al 2016 il peso di quelli finanziariamente vulnerabili.
Consumi e risparmio
Nel 2020 la spesa media familiare si è ridotta in termini reali del 9,7 per cento rispetto al 2016, attestandosi sul valore più basso dal 1980. I consumi delle famiglie hanno risentito delle misure di contenimento e dei timori del contagio, oltre che di una maggiore incertezza sul futuro e, per alcuni beni durevoli, dei vincoli dal lato dell’offerta.
Al significativo calo della spesa tra il 2016 e il 2020 si è associato un forte aumento del risparmio familiare medio, cresciuto di oltre il 40 per cento. Il 18 per cento delle famiglie ha dichiarato di avere risparmiato nel 2020 più che in un anno normale. La quota di nuclei che sono riusciti a risparmiare è pari al 41 per cento.
Ricchezza
Sulla base dell’indagine e delle risposte fornite, alla fine del 2020:
- le famiglie italiane disponevano in media di una ricchezza netta (somma delle attività reali e finanziarie al netto delle passività finanziarie) di circa 341.000 euro
- il patrimonio lordo delle famiglie italiane era costituito per l’82 per cento da attività reali (immobili, aziende, oggetti di valore) e per il rimanente 18 per cento da attività finanziarie.
Attività finanziarie
La quota di famiglie che detenevano attività finanziarie alla fine del 2020 era pari al 91 per cento. Il valore medio familiare delle attività finanziarie era pari a 69.000 euro.
Solo il 23 per cento deteneva almeno un’attività finanziaria diversa dai depositi bancari o postali, per la maggiore parte nella forma di investimenti gestiti (fondi comuni e gestioni patrimoniali). Il valore medio della ricchezza finanziaria di queste famiglie era circa 219.000 euro.
Le famiglie appartenenti al quinto più povero detengono principalmente depositi; nelle classi centrali di ricchezza netta cresce progressivamente la quota di titoli di Stato italiani, obbligazioni private e investimenti gestiti. Sono soprattutto le famiglie appartenenti al 20 per cento più abbiente a detenere direttamente azioni e ad affidare la gestione di una parte cospicua delle loro attività finanziarie a operatori professionali.
Tra il 2016 e il 2020, è cresciuta la quota di famiglie che detengono attività liquide o diversificate: il possesso di depositi è aumentato di circa 7 punti percentuali, mentre quello di investimenti in fondi comuni o in gestioni patrimoniali di quasi 4. È invece proseguita la tendenza alla diminuzione della percentuale di nuclei che detengono titoli di Stato, che si è attestata su un nuovo minimo storico (meno del 6 per cento delle famiglie nel 2020).
Previdenza complementare
In quasi il 19 per cento delle famiglie, almeno un componente familiare ha dichiarato di aderire a fondi pensione o assicurazioni vita per integrare la pensione pubblica, oltre 2 punti percentuali in più rispetto al 2016.
La quota è più elevata tra le famiglie del Centro Nord (23 per cento a fronte del 10 per cento nel Mezzogiorno) e tra le fasce più abbienti della popolazione, variando dal 4 per cento del quinto di reddito inferiore al 40 per cento del quinto superiore.
Tra i lavoratori dipendenti, queste forme di previdenza integrativa sono più diffuse tra i dirigenti (49 per cento; circa il 28 e il 15, rispettivamente, tra gli impiegati e gli operai), mentre il divario tra classi d’età è più contenuto.
Tra i lavoratori indipendenti vi aderisce il 21 per cento, con un tasso lievemente inferiore tra gli individui più giovani.
Immobili e abitazioni
Alla fine del 2020, il 77 per cento delle famiglie italiane viveva in un’abitazione di proprietà e un terzo di queste possedeva anche altri immobili.
Il 15 per cento viveva in affitto, pagando un canone medio mensile di circa 370 euro, pari a poco più di un quinto del loro reddito monetario medio.