Gli italiani non conoscono il mondo delle assicurazioni e sono poco propensi a stipulare polizze per la tutela della propria persona e dei propri beni: non è una sorpresa la conferma che arriva dall’indagine di IVASS sulle conoscenze e i comportamenti assicurativi degli italiani condotta nel 2021 per conto del Ministero dello Sviluppo Economico.
L’8,4% degli italiani sostiene che le assicurazioni siano inutili, il 21,2% che siano utili per i rischi molto elevati, il 70%, infine, che sia opportuno assicurarsi anche per eventualità dal rischio poco elevato. Queste considerazioni, però, non corrispondono alle azioni.
Tra le spese non indispensabili a cui gli italiani decidono di destinare i propri soldi, raramente ci sono le assicurazioni. Queste vengono scavalcate da molte altre priorità che riguardano principalmente il tempo libero, gli svaghi, le passioni, lo sport, l’estetica. Tutti elementi importantissimi della vita di una persona, che tuttavia possono essere messi a repentaglio più o meno gravemente da un imprevisto, in assenza di una protezione assicurativa. Gli italiani, però, faticano a concepire questo concetto come un rischio concreto, mentre gli altri aspetti appena elencati sono presenti nella quotidianità, tangibili, non ipotetici.
È un meccanismo mentale banale e comprensibile, ma allora perché altre popolazioni sono più sensibili alla necessità di stipulare assicurazioni e anzi spesso la danno per scontata?
Le conoscenze assicurative degli italiani
La prima causa dello scarso interesse, se non addirittura della diffidenza, degli italiani verso le assicurazioni è la scarsa conoscenza in merito. È fondamentale il ruolo della scuola, dove attualmente sono assenti approfondimenti su queste tematiche così importanti per la vita dei cittadini.
Dall’indagine di IVASS emerge che la maggior parte delle persone o non conosce i principali concetti del mondo assicurativo, oppure crede di conoscerli ma le risposte alle domande dell’intervista rivelano il contrario: il 62% degli intervistati afferma di non conoscere i prodotti assicurativi, mentre il 60% dei partecipanti all’indagine sostiene di conoscere il significato di “massimale”, “premio” e “franchigia” ma solo il 13,9% di loro fornisce poi le definizioni corrette.
La convinzione di avere una conoscenza sufficiente dell’argomento si traduce nella scarsa ricerca di informazioni e consulenza e nella mancanza di fiducia nella figura dell’assicuratore. Infatti i dati mostrano come al crescere della conoscenza assicurativa cresce anche il numero delle coperture assicurative stipulate per sé e per i familiari. Per qualsiasi fenomeno, senza un’adeguata conoscenza è impossibile compiere scelte consapevoli.
La percezione del rischio e i bias cognitivi
Anche negli ambiti per i quali gli italiani nutrono più preoccupazioni, primo fra tutti quello della salute, la copertura assicurativa è scarsa: moltissimi agiscono (o meglio, non agiscono) spinti dal bias dell’ottimismo, in virtù del quale si tende a pensare che certe cose accadano soltanto agli altri.
Incide anche il fattore temporale: i problemi che hanno più probabilità di manifestarsi in un futuro relativamente lontano vengono percepiti come poco significativi e non sono uno stimolo sufficiente ad agire nel presente. Un esempio sono proprio i problemi di salute, tipicamente associati solo alla vecchiaia.
C’è quindi un sostanziale scollamento tra preoccupazioni e assicurazioni, che si manifesta in modo ancor più paradossale nell’ambito delle calamità naturali: al Sud si ha una percezione del rischio di calamità naturali molto più elevata rispetto al Nord, eppure è al Nord che vengono stipulate la maggior parte delle assicurazioni contro queste eventualità (comunque poche). Questo dimostra come non ci sia sempre un rapporto causale diretto tra timore ed effettivo livello di rischio da un lato e scelte assicurative dall’altro.
Si riscontra, nella mentalità italiana, un certo grado di fatalismo che spinge a voler rischiare l’imprevisto piuttosto che proteggersi da esso in anticipo. Per retaggio culturale si preferisce fare una sorta di scommessa contro il destino, guidati dall’ottimismo e/o dalla difficoltà di affrontare determinati temi, che possono generare ansie e reazioni di rifiuto.
Siamo notoriamente un popolo di risparmiatori, che punta sui risparmi invece che sulle assicurazioni per far fronte a eventuali problemi: questo, però, è un rischio elevato, perché non è detto che i risparmi siano sufficienti né disponibili al momento opportuno. Inoltre l’erosione del risparmio e la tendenza all’accantonamento non incentivano gli investimenti e lo sviluppo economico, quindi sono fattori negativi anche per la società nel suo complesso.
L’analisi dei rischi
La maggior parte delle persone, infine, non ha ben chiaro il concetto di “rischio” e non è capace di fare una stima coerente dei rischi di un certo fenomeno e di comprendere il reale significato dei valori percentuali associati alla descrizione di tale fenomeno. Non solo: c’è una forte tendenza a sovrastimare il livello di welfare che lo Stato può garantire.
Sono informazioni a cui spesso non è facile accedere in autonomia, per questioni di tempo e/o di competenze. Per questo è utile svolgere con un professionista la propria analisi dei rischi: Vitanuova offre un servizio di analisi personale dei rischi online con un consulente dedicato a cui fornire tutti i dati sulla propria situazione per ottenere un report dettagliato sui rischi, sui diritti e sulle possibilità di intervento.
Come per qualsiasi decisione importante nella vita, anche per le assicurazioni è fondamentale documentarsi, ma innanzitutto capire che le scelte assicurative rientrano fra le decisioni importanti in cui investire tempo e risorse.